
Negli ultimi anni il problema del gioco d’azzardo si è fatto sempre più presente nelle nostre vite, possiamo trovarne esempi e tentazioni molto spesso nella nostra quotidianità. Siamo sempre più circondati da sale da gioco, da slot machine ormai presenti anche nei bar, da gratta e vinci e molto altro. Il gioco rappresenta un problema quando diventa patologico, ma quando possiamo definirlo tale?
Il gioco d’azzardo patologico è un disturbo del controllo degli impulsi, caratterizzato da una perdita di controllo nel gioco, un inganno rispetto alla portata del proprio coinvolgimento con il gioco, quindi una mancanza di consapevolezza rispetto al problema e una significativa compromissione dei legami familiari e della vita lavorativa. Le difficoltà nell’autocontrollo, rappresentano un aspetto caratteristico del gioco d’azzardo patologico. L’autocontrollo consiste nella capacità di dominare i propri impulsi, sostituendo con un’altra risposta alla richiesta dominante; i fallimenti nell’autocontrollo principalmente sono associati al desiderio di una risposta immediata, nel breve termine, nonostante la consapevolezza che questa risposta immediata comporterà delle conseguenze indesiderate a lungo termine. I fallimenti nel controllo rispetto al gioco possono essere influenzati dagli stili di coping (di gestione dei problemi) che una persona mette in atto. Uno stile di coping focalizzato sul problema è caratterizzato da una strategia di soluzione attiva, mentre uno stile focalizzato sulle emozioni include dei comportamenti di evitamento e di fuga. Sembra che le persone che perdono il controllo nel gioco usino più spesso uno stile di coping focalizzato sulle emozioni, a volte nella ricerca di una fuga dai problemi personali e famigliari.
I comportamenti di gioco, quindi sembrano associati a una difficoltà nel proprio autocontrollo che può essere peggiorata dal fatto di fare affidamento su uno stile di coping che prevede come strategie di soluzione dei problemi l’evitamento e la fuga. Possiamo dire che le difficoltà nel gestire le emozioni possono effettivamente contribuire all’uso di strategie di coping poco adattive e il risultato può essere un fallimento nel controllo dei propri impulsi. Una buona autoregolazione si basa sulla capacità di mettere a fuoco degli obiettivi a lungo termine anche in una situazione di stress emotivo che invece ci porta a spostare l’attenzione sul presente immediato. Inoltre essere in uno stato di difficoltà emotiva può esaurire le risorse di coping e portare a una diminuzione dell’autocontrollo e tutto ciò può condurre a un aumento del rischio di un comportamento impulsivo. Infine le persone che stanno provando uno stress emotivo acuto probabilmente cercheranno di sfuggirvi con delle attività che promettono un piacere immediato, i giocatori patologici spesso dicono di usare il gioco per sfuggire a uno stato d’umore negativo. Questo però non si rivela un buon modo di gestire le proprie emozioni, ad esempio la soppressione o l’evitamento delle emozioni sono associati a un aumento degli affetti negativi e dell’ansia, dell’attività fisiologica e del dolore fisico. Inoltre lo sforzo che si fa nel cercare di sopprimere le proprie emozioni impiega molte risorse mentali.
Il controllo degli impulsi rappresenta uno dei più importanti aspetti comportamentali della regolazione delle emozioni ed è una componente importante dei processi di dipendenza. Più nello specifico la ricerca ha dimostrato che i fallimenti nella regolazione delle proprie emozioni sono associati a comportamenti di dipendenza.

Cosa vuol dire essere in difficoltà nella regolazione delle proprie emozioni? Ad esempio avere delle difficoltà nel comprendere la propria esperienza emotiva e non averne una buona consapevolezza, avere poco accesso alle strategie che ci permettono di gestire al meglio le nostre emozioni, non accettare le emozioni e avere una ridotta capacità di agire nei modi desiderati indipendentemente dal proprio stato emotivo (impulsività e incapacità di impegnarsi in un comportamento diretto agli obiettivi).
Una ricerca del 2012 ha cercato di comprendere le difficoltà nella regolazione delle emozioni in un gruppo di giocatori patologici messo a confronto con un gruppo di persone con altri problemi clinici e con un gruppo di persone sane di controllo. Sono state analizzate due strategie di regolazione delle emozioni, la soppressione e la rivalutazione cognitiva. L’uso della soppressione riduce l’espressione delle emozioni nel breve termine, ma è meno efficace nel lungo periodo e per questo è considerata una strategia di regolazione non adattiva. La rivalutazione cognitiva implica la modifica del significato associato a una particolare situazione in modo da modificarne l’impatto emotivo ed è considerata una strategia adattiva per regolare i propri stati interni, è associata a maggiori emozioni positive e minori sintomi depressivi.
Il gruppo dei giocatori d’azzardo ha riportato una significativa mancanza di consapevolezza delle proprie emozioni rispetto agli altri due gruppi, questo sembrerebbe spiegare anche il fatto di non aver trovato una particolare relazione in questo gruppo con la soppressione emotiva, per queste persone non sono necessari sforzi nel sopprimere le emozioni. Se non c’è consapevolezza o insight rispetto ai propri stati emotivi, non si sente il bisogno di sopprimerli.
Inoltre le persone che hanno un problema con il gioco hanno mostrato un limitato accesso a delle strategie di coping efficaci nella gestione delle emozioni complesse.

La meditazione mindfulness ha mostrato dei buoni esiti nei giocatori d’azzardo patologici, quando associata ad altre terapie, come ad esempio quella cognitivo comportamentale. La mindfulness aiuta la persona a osservare i suoi pensieri, sentimenti e sensazioni senza giudizio, attraverso vari esercizi di meditazione. Alla luce del fatto che i giocatori patologici sono meno consapevoli dei loro sentimenti, le strategie di mindfulness possono essere utili per aumentare la consapevolezza delle proprie emozioni. Tutto ciò può essere d’aiuto nel ridurre il numero di risposte automatiche e abituali, in particolare in delle situazioni ad alto rischio. La diminuzione dell’evitamento delle emozioni attraverso la mindfulness può anche aiutare i giocatori patologici a comprendere meglio l’impatto che hanno sul loro comportamento diversi stati dell’umore. Le persone che riescono ad accrescere la consapevolezza delle proprie emozioni e imparano ad osservare e agire in un modo più consapevole, hanno meno probabilità di cadere in dei comportamenti poco adattivi come quello del gioco d’azzardo.
Il fatto che le persone ricorrano a dei comportamenti poco adattivi per regolare le proprie emozioni, cercando di sfuggire ad esse, crea il rischio dello sviluppo di altri disturbi.
- Williams, A., D., Grisham, J., R., Erskine, A., Cassedy, E., “Deficits in emotion regulation associated with pathological gambling”. British Journal of Clinical Psychology (2012), 51, 223–238.
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