
Il pensiero ripetitivo, un pensiero su di sé, sulle proprie preoccupazioni e sulle proprie esperienze, è stato un argomento centrale in un gran numero di ricerche negli ultimi quarant’anni. La maggior parte di queste ricerche si è focalizzata sull’identificare i tipi di pensiero ripetitivo che sono poco adattivi. Tra questi vi è la ruminazione, definita come un pensiero ripetitivo e ricorrente sulle emozioni negative e/o sugli eventi negativi, che è stata messa in relazione a diversi tipi di disagi mentali, come l’ansia, la depressione, il lutto e lo stress post traumatico. A tutti noi capita che i nostri pensieri continuino a tornare su quello che non va nella nostra vita, su tutto ciò che di negativo vediamo e sentiamo e a lungo andare mantenere questi pensieri continuando a ruminare su quello che non va perdiamo di vista le cose positive della nostra vita. Tutto ciò può anche portarci a vivere degli stati di ansia o depressione o se siamo in un momento particolarmente difficile della vita, come quello in cui si subisce una perdita, a complicare ancor di più lo stato di disagio che stiamo vivendo.
Alcune ricerche riconoscono l’importanza del pensiero ruminativo nella fase di adattamento alla perdita, i primi studi su larga scala sulle conseguenze della ruminazione dopo il lutto sono stati condotti nella seconda metà degli anni ’90. Questi studi hanno mostrato che la ruminazione, che in genere si focalizza sui sintomi depressivi e sulle loro cause e conseguenze, predice un aumento della gravità della depressione dopo la morte di un membro della famiglia e l’esordio di un episodio depressivo dopo la perdita di un figlio. In genere questi studi hanno supportato un’associazione tra la ruminazione depressiva e problemi mentali collegati a una perdita.
Sembra che la ruminazione mantenga l’umore negativo, il fatto di concentrarsi sulle emozioni negative rende i pensieri negativi più salienti e accessibili e questo interferisce con la possibilità di mettere in atto dei comportamenti di problem solving adattivi e allontana il supporto sociale dell’altro. Piuttosto che portare a una maggior comprensione di sé, come spesso credono le persone che ruminano di frequente, la ruminazione depressiva è un fattore di rischio per lo sviluppo della depressione.
Più di recente la ruminazione relativa al lutto (il pensiero ripetitivo sulle cause e conseguenze della perdita e delle emozioni a essa collegate) ha ricevuto ulteriori attenzioni. La ruminazione relativa al lutto è associata con e predice futuri aumenti nei livelli di depressione, stress post traumatico, lutto complicato e stress generale nelle persone che hanno avuto esperienza della morte di un parente di primo grado. Inoltre la ruminazione relativa al lutto si è dimostrata un forte predittore di lutto complicato e gravità della depressione oltre che di altre forme di ruminazione. Per questo motivo è importante distinguere tra le diverse forme di ruminazione nell’adattamento alla perdita.

Possiamo distinguere una ruminazione più riflessiva e una più passiva, in quella riflessiva ci rivolgiamo intenzionalmente al nostro interno per impegnarci nel trovare una strategia di soluzione ai problemi, un’analisi di noi stessi per capire cosa c’è che non va, perché ci sentiamo depressi; in quella passiva manteniamo un confronto passivo della situazione attuale con uno standard non raggiunto. Le strategie di coping (di risoluzione dei problemi) attive e focalizzate sul problema, in genere hanno degli esiti più positivi rispetto a quelle che sono passive e focalizzate sulle emozioni e che si concentrano ripetutamente sui contenuti negativi. La ruminazione cosiddetta passiva sembra essere meno adattiva e più associata a dei sintomi depressivi.
Il contenuto della ruminazione gioca un ruolo importante nel determinare i suoi esiti. La ruminazione può essere una strategia di autoregolazione che ha lo scopo di ridurre le discrepanze più rilevanti tra la situazione attuale e le alternative che non si sono realizzate. È chiaro che le persone rifletteranno sulle discrepanze che sono più rilevanti per loro, ad esempio le persone depresse rifletteranno sulle cause non chiare e sulle conseguenze del loro umore depresso, mentre la ruminazione su un evento traumatico sarà focalizzata principalmente sulle cause e le conseguenze di questo evento di vita negativo e nel caso dell’ansia sociale sulle preoccupazioni rispetto al proprio successo in situazioni sociali. Nel caso del lutto la ruminazione rispetto all’ingiustizia della propria perdita è molto frequente.
Secondo alcuni autori la ruminazione dopo la perdita di un proprio caro può avere una funzione di evitamento, cioè riflettere rispetto ai propri sentimenti, alla propria perdita e ai problemi associati può servire come “scusa” per non affrontare gli aspetti più dolorosi di quest’esperienza, la ruminazione quindi può distrarre dalla realtà. Una continua riflessione sulle proprie reazioni e sui motivi per cui la perdita si è verificata diventa un mezzo per sfuggire al dover ammettere la perdita e le emozioni ad essa collegate. Una riflessione sulle proprie reazioni (“negli ultimi mesi ho cercato di comprendere i miei sentimenti su questa perdita”) sembra essere più adattiva rispetto ad una sull’ingiustizia della propria perdita (“mi sono chiesto perché questo sia successo a me e non a qualcun’altro”). Tutto ciò può interferire con l’accettazione della perdita.
Un’altra spiegazione rispetto alla ruminazione come strategia di evitamento sostiene che il fatto di occupare il tempo e la propria attenzione con la ruminazione aiuti le persone a distogliere l’attenzione dall’ambiente sfavorevole che le circonda. Inoltre la ruminazione serve a costruire una situazione irrimediabilmente incontrollabile in cui non si può fare nulla per trovare una soluzione. Questo porta ancora di più ad evitare gli altri e a diminuire la partecipazione alle attività sociali e a tutte quelle esperienze che andrebbero contro alle credenze negative su di sé e sul fatto che la propria vita sia bloccata. Tutto ciò, a sua volta, alimenta gli affetti negativi e la depressione. Il fatto di stare lontano dagli altri e dalle situazioni sociali conferma la nostra idea di essere in una situazione senza via di uscita, di non poter fare nulla per cambiare le cose e quindi scegliamo di rimanere soli, chiusi nei nostri pensieri, nella nostra tristezza, ma tutto questo non ci aiuta a integrare la perdita che abbiamo subito nella nostra vita e nelle nuove esperienze che potremmo fare.
Nella fase successiva a una perdita alcuni tipi di ruminazione possono aiutarci nell’adattamento a quello che ci è accaduto, ma una continua ruminazione sugli aspetti negativi e sull’ingiustizia di quello che abbiamo subito ci avvicina a una situazione di depressione e non ci aiuta a superare questo momento. Per questi motivi può essere importante chiedere aiuto, un sostegno psicologico può essere fondamentale in questa fase di sofferenza emotiva.
- Adaptive and maladaptive rumination after loss: A three-wave longitudinal study. Eisma, M. C., Schut, H., A., W., Stroebe, M., S., Boelen, P., A., van den Bout, J., Stroebe, W.. British Journal of Clinical Psychology (2015), 54, 163–180.
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